lunedì 25 ottobre 2010

capo di buona speranza; il SUD del mondo

il capo di buona speranza più a Sud che non si può,
affascinante e travolgente

turista o viaggiatore: il dilemma di sempre

Da sempre ho amato viaggiare, sostanzialmente perché sono una persona curiosa, che vuole conoscere “sapori” diversi da quelli della nostra tradizione, che ama capire tradizioni e abitudini lontane dalle nostre, che crede fermamente che viaggiare è ampliare gli orizzonti culturali. Non ho mai pensato che noi siamo migliori di altre popolazioni, e neanche peggiori, ma mi sono infilata dentro le altre culture amandone la diversità, da sempre ho amato leggere i viaggiatori del Settecento e dell’Ottocento, idealizzati quali “veri” viaggiatori.



Non amo tornare a casa alla fine del viaggio, o del “tour” e per questo ho sempre pensato di essere un viaggiatore piuttosto che un “tourista”, perché come fa dire Paul Bowles a Kit nel “Il tè nel deserto” : il turista pensa sempre di tornare a casa durante il viaggio.
Accettare le culture diverse o paragonare sempre tutto con la nostra cultura?
O ancora: mangiare la pastasciutta e dire che non la sanno cucinare o gustare i deliziosi "brie" di Tunisi?
Certo ora il Kebab lo mangiamo anche in Italia e quindi andare ad Istambul per mangiare il kebab sul ponte di Galata potrebbe non affascinare più!
Ma è comunque un'altra cosa!L’eroe del viaggio di stampo romantico è in effetti inseguito da un’ombra: il turista che ne scimmiotta le gesta, senza nobiltà e senza cultura.



Secondo me la globalizzazione è una brutta bestia che ha rovinato anche il gusto di viaggiare, di assaggiare cibi non conosciuti, di portare souvenir introvabili, di vivere esperienze che - anche se penso che si possano vivere solo nei luoghi originari - abbiamo già costruito tramite i media in un nostro immaginario dovuto anche alla televisione, che ce li fa conoscere e giudicare senza neanche viverli!
E quindi ci arricchiamo di NON VISSUTO, il che rasenta la tragedia, cosa c'è di più bello che VIVERE le cose, assaporarle, guardarle, entrarci dentro?

Da un altro punto di vista interessante è anche capire perché, in una determinata cultura e in un determinato momento storico, una persona che viaggia può apparire eroica o antieroica.

Ho visitato luoghi quali il centro Africa o l’India, ma anche il Guatemala, o Matchu Picchu, che sono per sempre dentro di me, ed avere un’agenzia di viaggi significa poter trasferire queste emozioni, avere il gusto di scegliere cosa meglio far vivere per emozionare gli altri, con la passione e la cura del dettaglio che ho sempre messo nel mio lavoro da sempre, che è organizzare congressi.