domenica 29 novembre 2009

PARLIAMONE

INIZIO CON IL CINEMA, ARGOMENTO CHE AMO!

Il film mi è piaciuto molto, l'ho visto ieri sera e si chiama LA PRIMA LINEA.
Per me erano "compagni" che sono passati alla lotta armata. Infatti eravamo tutti "in guerra", c'era una tensione ideale incredibile, persavamo di cambiare il mondo, poi qualcuno ha intrapreso questa azione deviata della lotta armata. Ma per onestà intellettuale devo dire che ci credevano fino in fondo, pensavano anche loro che anche in questo modo avrebbero cambiato il mondo. Io ho vissuto il 75/77 come anni in cui mi sentivo parte fondamentale con le mie idee, il mio tempo, le assemblee, i collettivi, i confronti, le occupazioni, come qualcuno che dava un serio e coscienzioso contributo al cambiamento della storia del nostro paese!
Fuori dal mondo io e assolutamente fuori dal mondo quei regazzi che hanno intrapreso la lotta armata.
Ma il film mi è piaciuto perchè questo ne è parte integrante: Sergio va rendendosi conto che dietro LA PRIMA LIENA non c'è nessuno, lui combatte per qualcuno, anche il padre, operaio, che per primo non lo condivide! CREDERE IN QUAL COSA ERA LO STANDARD DELLA NOSTRA GENERAZIONE: PIENI DI IDEALI E QUESTO MI PIACE ANCORA!
Oggi a questo si è contrapposto il denaro, l'arroganza, l'oppurtunismo, i miti odierni sono deprecabili, come l'assenza di valori e di etica, noi avevamo voglia di cambiare e credeavmo che lo stavamo facendo.
Nel film questa forza, questa convinzione, questo andare fino in fondo c'è e viene ben espresso, L'ASSISSINO DEL GIUDICE ALESSADNRINI - prima di uccidere vuole rivedere la sua famiglia, mentre toglie il padre a un bambino e il compagno a una donna, e di questo piano piano se ne rende conto: il dolore ha il suo aspetto intimo e umano, questo inizia a venire fuori contemporaneamente alla perdita della sua stessa umanità!
Il funerale del giudice visto in televisione è la conferma che sono solo 50 ragazzi sena nessuno dietro, la gente sta dall'altra parte, la violenza e la lotta armata vengono isolate.
E in questo isolamento rimane un amico, la liricità dell'amicizia di Piero che comunque c'è, con la tensione partecipata dell'affetto e della sua incapacità a far cambiare starada a Sergio. Ma il dubbio si è già insinuato, la vita è comunque perduta, dalla altitanza non si torna indietro, alla fine c'è o la morte o il carcere per lavita. E così o quasi è stato. Ma è la nostra storia, è la storia della nostra Repubblica: e questa comprensione deve avvenire. Il film mi è piaciuto perchè tutto questo traspare: la solitudine estrema della latitanza, lo spreco della propria vita, l'assenza di umanità per un futuro migliore.
Il futuro migliore non arriva e quindi la delusione generazionale di tutti coloro che pur credendo di cambiare il mondo, hanno avuto la consapevolezza che nulla è cambiato!

Non so se i figli di coloro che sono stati uccisi dal terrorismo potranno mai perdonare questi ragazzi, ma questi ragazzi hanno pagato, perchè stare 20 anni in carcere è pagare, dedicarsi al volontariato per il resto della propria vita è pagare, perchè traspare una voglia di dover ricompensare qualcuno, un grande senso di colpa.

Al prossimo film

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